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Alex Zanardi è stato votato atleta paralimpico di Londra 2012

zanardiAlex Zanardi, con quasi 30.000 preferenze, è stato decretato l’atleta più rappresentativo dei Giochi paralimpici del 2012. Nel sondaggio online promosso dal CIP (Comitato Paralimpico Internazionale), il nostro campione ha ottenuto addirittura il 48% delle preferenze grazie al tam tam mediatico che si è scatenato sui social network (facebook e twitter su tutti), ma soprattutto grazie alle sue splendide prestazioni sportive durante i Giochi di Londra e alla sua invidiabile forza di volontà.

L’annuncio ufficiale è arrivato ieri nel tardo pomeriggio dopo la chiusura anticipata dei voti per un sospetto flusso anomalo di preferenze verso un altro atleta in lizza per il premio. Alla notizia, come ha riportato l’ANSA, Zanardi ha risposto così: “Sono emozionato e commosso. Questo successo, che non è solo mio ma di tutto il movimento paralimpico, rispecchia quello che le mie gare e le medaglie vinte hanno lasciato nella mente e soprattutto nel cuore delle persone”. Ora, come riportato dalla Gazzetta dello Sport, si sta già pensando, per la prima volta, alla possibilità di consegnargli il riconoscimento durante un’occasione pubblica e precisamente nel corso della Giornata nazionale dello sport paralimpico, che si svolgerà il 12 ottobre.

Portabandiera azzurro alla cerimonia di chiusura, dopo le due medaglie d’oro e quella d’argento vinte con l’handbike, Zanardi ha quindi vinto ancora una volta e con lui, grazie a lui, siamo riusciti a vincere anche noi, perché grazie alle sue imprese sportive, al suo modo di porsi, alla sua capacità di sorridere sempre e comunque, Alex ci ha permesso e ci permette di riscattare e di diffondere l’immagine dello sport (e non solo) italiano in tutto il mondo.

Paralimpiadi: tempo di bilanci

Si sono concluse da poco le Paralimpiadi di Londra e per gli azzurri il bilancio è stato più che positivo. Ben ventotto le medaglie totali portate a casa, dieci in più di quelle conquistate a Pechino quattro anni fa, e che sono valse all’Italia la tredicesima posizione nel medagliere. Nove sono state le medaglie d’oro, otto quelle di argento e undici i bronzi. Di questa edizione ci rimarranno impresse le due imprese dell’ex pilota Alex Zanardi nella handbike, mentre resta un po’ di perplessità per quanto riguarda il caso del velocista Oscar Pistorius, che, dopo aver gareggiato con i normodotati, ha preso parte anche alle gare paralimpiche. Ad ogni modo per Londra, dopo aver ospitato migliaia di atleti da tutto il mondo, è ora di riposare. Per il presidente del Comitato paralimpico Luca Pancalli invece è tempo di tirare le somme, che non possono essere che positive. Ecco quanto ha dichiarato in merito a Radio Anch’io Lo Sport su Radiouno:

“La mia più grande gioia, oltre alle 28 medaglie conquistate, sta nelle migliaia di mail che stiamo ricevendo. Ad esempio ci ha scritto un ragazzo che ci chiede cosa deve fare per diventare un atleta paralimpico: questa è la 29esima medaglia che ci onora”.

“Abbiamo avuto un risultato strabiliante non solo sul campo, ma per quello che siamo riusciti a mettere in piedi negli anni. Abbiamo visto un tasso sportivo e tecnico straordinario. Di fronte al mondo intero abbiamo presentato grandi atleti con grandi prestazioni. E se pensiamo che ogni evento ha fatto registrare il tutto esaurito, con un pubblico vero che ha partecipato da protagonista, si può capire il grande lavoro che è stato fatto. So che anche nelle Paralimpiadi il prezzo dei biglietti era molto alto, così come era successo alle Olimpiadi, ma la folla era festante e coinvolta. Credo che la gente si sia appassionata alla componente umana del mondo paralimpico, forse un po’ meno freddo di quello olimpico”.

Successo delle Paralimpiadi a parte, Pancalli non nasconde i problemi legati alla disabilità: “Il mondo dello sport è un’isola felice rispetto ai cali di attenzione su questi temi. Questa convinzione si dovrebbe convertire in politiche sul territorio. Ma se nel nostro Paese le prime cose che si tagliano sono il sociale e lo sport, significa che non ci si crede così tanto; siamo tutti bravi quando si vince e si prendono gli onori, ma poi la responsabilità politica di credere nello sport viene a mancare”.

Fonte: Il Sole 24 Ore