Putin e la Russia si prendono tutti i grandi eventi sportivi fino al 2018

In Italia ha fatto parlare molto la mancata candidatura per l’organizzazione delle Olimpiadi del 2020, in Russia hanno calato l’asso piglia tutto. Se andiamo a curiosare nel mazzo-eventi del Paese dell’est Europa, scopriamo infatti che nei prossimi anni ospiterà, nell’ordine, le Universiadi nel 2013, i Giochi olimpici e paralimpici nel 2014, i Campionati del mondo Acquatics nel 2015, i Mondiali di hockey su ghiaccio nel 2016 e la Coppa del mondo FIFA nel 2018. Bottino niente male, soprattutto se si considera che la Gran Bretagna ha definito i prossimi due lustri  ”il decennio dello sport”, perché sul proprio territorio si terranno le Olimpiadi di Londra 2012 e i Giochi del Commonwealth nel 2014. La Russia, guardando il malloppo britannico prima e buttando un occhio alle carte in suo possesso poi, ghigna sotto i baffi.

A tal riguardo, il primo ministro russo Putin (che dal 12 maggio tornerà in carica come presidente), ha dichiarato che la preparazione di tutti i grandi eventi sportivi che abbiamo appena elencato, ha come scopo quello di aiutare la propria Nazione a fare ulteriori passi in avanti nel processo di sviluppo. Pur ammettendo l’ingente utilizzo di risorse che tale responsabilità comporta, Putin ha affermato che i benefici per la Russia saranno enormi e che in città come Kazan (capitale della Repubblica del Tatarstan che ospiterà le Universiadi) è già possibile notare un’incredibile e positiva trasformazione. “Abbiamo nuovi stadi, nuove piscine, nuove infrastrutture, impianti che alcuni dei nostri cittadini hanno visto prima solo nei film e dei quali beneficeranno per i decenni a venire”, ha detto il primo ministro. Putin ha inoltre sottolineato come l’organizzazione di tutti questi eventi aiuti anche lo sviluppo delle relazioni con altri paesi e che dia quindi notevoli impulsi alla politica estera.

Tali parole, confrontate con quelle spese da Mario Monti dopo il “no” alla candidatura per l’organizzazione di Roma 2020, ci fanno capire come l’approccio allo sport e al suo potenziale possa essere estremamente diverso. Con questo non si vuol dire che l’uno abbia fatto bene e l’altro male. Anche chi non conosce l’arte del gioco sa infatti che se si è consapevoli di andare incontro a una sconfitta non ha senso sedersi al tavolo. Ciò che però bisogna fare, è capire il motivo per cui non ci si è sentiti pronti ad entrare in lizza, perché se appunto è vero che se si sa di perdere non val la pena di giocare e che avere le carte migliori non sempre porta al successo, è vero anche che se mai si gioca, mai si vince. Il mazzo più ricco, al momento, ce l’hanno in mano i russi e solo il tempo potrà dirci se lo utilizzeranno in maniera fruttuosa come hanno fatto con l’asso piglia tutto. A noi, intanto, non resta che stare a guardare.

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